Metamedicina

Quando si parla di salute ci troviamo in un territorio molto delicato, leggete questa intervista che Alice Camperi, consulente in metamedicina, mi ha gentilmente concesso per spiegarci meglio qualcosa in più su questo approccio che può essere uno strumento validissimo nella vita.
Si parla di anima, ego, karma, collegando mente spirito e corpo, sono argomenti poco conosciuti nella nostra società e poco approfonditi. Buona lettura a cuore aperto.

Campo di girasoli in volo.
 1)       Che cosa è la Metamedicina?
La Metamedicina è un approccio che nasce nel 1978, fondato dalla dottoressa canadese Claudia Rainville.
Il Termine Metamedicina, è formato dal prefisso greco meta, che significa “al di là” e dal sostantivo medicina, che significa l'insieme dei mezzi in atto per prevenire, guarire e alleviare le malattie.
La Metamedicina va al di là della semplice cancellazione del dolore o della scomparsa dei sintomi, crede che calmare o sedare il malessere non basta, occorre risalire a ciò che lo ha creato, al fattore responsabile.
La dottoressa Rainville a 32 anni si ritrovò a dover affrontare un momento molto difficile della sua vita, con conseguenti malattie e disagi psicologici, accorgendosi, che i mezzi fino ad allora da lei usati non la aiutavano ad andare oltre.  E da quei momenti che comincia a farsi delle domande sui sintomi e sulla possibilità del fatto che ci possano essere delle cause che procurano i sintomi. All'inizio del suo percorso incontra Lise Borbeau e la segue nella sua scuola “Ascolta il tuo Corpo”, per poi sganciarsi e creare il suo approccio, la Metamedicina.
Claudia può essere considerata una delle massime esponenti della medicina psicosomatica, grazie anche alla sua formazione scientifica in microbiologia medica che le ha donato il rigore, il metodo, la capacità di analisi e il discernimento richiesti dal suo ruolo di terapeuta nel processo di guarigione del paziente.
La Metamedicina si occupa dei sintomi fisici, psicologici, emotivi e spirituali. Dell'aspetto globale della persona.
Nel suo libro, diventato best seller, “Ogni Sintomo è un Messaggio”, per far comprendere ciò che è l'intenzione della Metamedicina dice:
“In Metamedicina, il dolore, il malessere o l'affezione  sono considerati segni precursori dell'incrinarsi dell'armonia in una parte dell'organismo, e far scomparire questi segnali senza ricercare l'informazione di cui sono forieri sarebbe come disinserire l'allarme antifumo dopo che ha rilevato un focolaio d'incendio. Ignorando l'allarme, rischiamo di trovarci nel bel mezzo delle fiamme, ed è precisamente quello che fanno quelli che inghiottono una medicina senza cercare di capire quale sia l'origine del segnale. Questo non implica automaticamente che sia necessario rifiutare una medicina che potrebbe darci sollievo: significa invece non limitarsi a voler cancellare il dolore o a voler far scomparire i sintomi, ma voler anche eliminare ciò che ha potuto originarli.”

2)       Qual è la differenza tra la Metamedicina e la Medicina classica/tradizionale?
Come abbiamo già detto, mentre la Medicina tradizionale si occupa di far scomparire o perlomeno alleviare i sintomi, si basa su di un approccio deduttivo e piuttosto maschile. La Metamedicina, attraverso delle chiavi (domande), ideate dalla Rainville in 30 anni di esperienza su più di 25mila casi, va a ricercare la causa che può aver generato il sintomo.  Queste domande vengono fatte dall'operatore alla persona in consulto e servono per esplorare nella sua storia affinché lei stessa possa prendere coscienza delle sue cause  e fare eventuali collegamenti con i propri disagi. E' possibile che se la persona reprime un sentimento, delle emozioni, o viva delle credenze limitanti, possa vivere dei disagi inizialmente, ma che se non vengono ascoltati, possano poi sfociare nel fisico.Un'altra differenza molto importante tra le due discipline è che la Metamedicina può intervenire solo sulle persone che sono in grado di auto guarirsi, perché essendo un approccio induttivo e non deduttivo, accompagnando le persone a prendere coscienza sulle cause dei loro disagi, c'è bisogno che la persona sia consapevole e voglia lei per prima attuare un processo di guarigione su se stessa. La Metamedicina riporta la responsabilità alla persona.
Non può neanche intervenire su casi di pronto intervento. Ecco perché non c'è alcuna discriminazione da parte della Metamedicina nei confronti della Medicina o di altri approcci, perché consapevole dei propri limiti, crede nella collaborazione e nella completezza con questi.

3)       Che differenza c'è tra approccio induttivo e deduttivo?
Il termine deduttivo fa riferimento a ciò che è detto e dato. Se utilizziamo le nostre conoscenze per trarre una conclusione, stiamo facendo una deduzione. In un approccio induttivo, come quello della Metamedicina, non è l'operatore che fornisce l'interpretazione di quello che la persona sta vivendo, la sua funzione è piuttosto quella di accompagnare la persona nel percorso che compie per scoprire ciò che, al di là del suo livello conscio, le crea sofferenza.
La Metamedicina è un approccio induttivo e femminile perché offre il suo tempo e il sostegno necessari alle persone, per liberarsi dai disturbi emozionali che sono spesso all'origine di molti malesseri. A differenza dell'approccio maschile essa si rivolge all'emotività della persona. Quello maschile, come abbiamo già detto, si rivolge maggiormente ai traumi fisici, interventi chirurgici o al fare delle protesi.
Riconoscere quindi la complementarietà dei due approcci, quello maschile e quello femminile, può significare trovare anche un equilibrio tra i due emisferi del cervello.

4)       Come ha inizio il processo che associa ogni sintomo al messaggio che vuole portare? Come funziona in pratica?
La Metamedicina aiuta a ricostruire la storia di un disturbo, di una malattia o di un malessere profondo risalendo per quanto possibile alla comparsa dei primi sintomi: a questo scopo si usano le chiavi che orientano il “colloquio pertinente”, necessario per scoprire la o le cause del male.
Elenchiamo brevemente alcune chiavi di interpretazione:

■1. La prima chiave interessa l'organo malato e il suo ruolo o la sua funzione.
■2. La seconda chiave prende in considerazione la manifestazione (il sintomo) che potrebbe essere: dolore, ustione, crampi, sanguinamento, prurito, ecc.
■3. La terza chiave riguarda la comparsa del sintomo o il momento in cui si sono manifestati i primi sintomi. Le domande da porre dovrebbero essere: "Quando sono cominciati i disturbi? Che cosa è successo nella vita di questa persona, prima che si manifestassero i primi sintomi?
■4. La quarta chiave riguarda i fenomeni di risonanza. Il sintomo si manifesta con discontinuità o in una situazione particolare o in un momento ben preciso, per esempio al mattino?
■5. La quinta chiave consiste nell'indagare se il disturbo o la malattia comporta dei vantaggi o una scappatoia per la persona colpita.
■6. La sesta chiave consiste nel ricercare se questo disturbo impedisce a questa persona di fare qualcosa. Se sono cose che le piacciono, come ballare, è possibile che nasconda un senso di colpa che le crea una forma di autopunizione.
■7. La settima chiave consisterà nello stabilire se c'è un legame tra ciò che vive o prova la persona e la manifestazione del suo inconscio.
■8. L'ottava chiave consiste nello scoprire se la persona che ha chiesto il nostro consulto si trova in una fase attiva o di remissione della malattia. La fase attiva dura fino a quando dura il conflitto. Allorché non è più sconvolta, non ha più paura ed ha trovato la soluzione ai suoi problemi, ci sono delle buone possibilità che la sua malattia si trovi in una fase di recupero che la porterà alla guarigione.
■9. La nona chiave consiste nell'aiutare la persona a trovare la soluzione ai suoi problemi ed aiutarla a trasformare il sentimento o l'emozione in causa.
Se in seguito ci sarà un miglioramento o la sparizione del disturbo, vuol dire che la causa è stata riconosciuta e risolta. In caso contrario, è possibile che ci siano altri elementi responsabili che non sono stati identificati.
Non bisogna però credere che la Metamedicina sia un approccio semplicistico, anzi: non si limita ad una causa che produce un effetto, perché un sintomo, un dolore o una malattia possono risultare da un insieme di fattori riuniti.
Alle volte si può avere più sintomi con un denominatore comune, ma è possibile avere anche un sintomo che ha diverse cause come un albero e le sue radici, e vanno estirpate una ad una.

5)       Nessuno vuole ammalarsi e stare male, come posso essere io responsabile dei miei malesseri?
Qua riporto nuovamente le parole di Claudia del suo libro in modo che possiate comprendere in maniera semplice quello che è la responsabilità di cui lei parla:
“ Non possiamo parlare di Metamedicina senza tener conto della legge di responsabilità, giacché essa costituisce la condizione di base per una vera guarigione.
Intuitivamente, sapevo che gli essere umani possiedono la capacità di sviluppare la malattia sia attirando l’agente infettivo mediante la frequenza vibratoria, sia destabilizzando le molecole delle proprie cellule, consentendo in tal modo lo sviluppo di una patologia. Ma quando mi azzardavo a proporre questa ipotesi, tutti mi deridevano.
Il Mahatma Gandhi diceva: “L’errore non diventa verità solo perché si propaga e si moltiplica. E la verità non diventa errore solo perché nessuno la vede.”
Assumere la responsabilità di ciò che viviamo significa riconoscere e accettare che i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri atteggiamenti – proprio come lezioni da imparare nella nostra evoluzione – abbiano dato luogo sia alle situazioni felici ed infelici in cui ci siamo imbattuti sia alle difficoltà o alle gioie che viviamo attualmente.
Quando dico che essere responsabile della situazione significa che mi riconosco quale creatore di ciò che vivo, non intendo insinuare che ho creato deliberatamente una situazione gradevole o sgradevole, ma che bisogna accettare e riconoscere che i nostri pensieri, il nostro sentire, i nostri atteggiamenti o le lezioni che è necessario integrare nella nostra evoluzione, hanno generato le situazioni felici o infelici che ora stiamo vivendo.
La legge della responsabilità, di conseguenza, non ha nulla a che fare con il merito o la punizione, con la fortuna o la sfortuna, con la giustizia o l’ingiustizia, oppure con la colpa: riguarda solo il concatenarsi delle cause e degli effetti.
Non siamo forse liberi di accettare una convinzione o rifiutarla?
Di scegliere le parole di cui ci serviamo? Di interpretare una parola o una situazione?
Non siamo forse liberi di odiare o amare? Di accusare o comprendere? Di dire del male o del bene?
Non siamo forse liberi di guardare la verità in faccia o di mentire a noi stessi? Di reagire o di agire? Di alimentare la paura o di avere fiducia? SI, siamo liberi di pensare, di provare sentimenti, di avere le nostre convinzioni, i nostri atteggiamenti, di fare le nostre scelte.
Sebbene abbiamo, tutti quanti, questa libertà intera, non possiamo sfuggire alle conseguenze di ciò che scegliamo di dire, fare, credere (….) Nulla è frutto del caso (…) ”
La parola responsabilità significa: abilità nel rispondere, forse prima dovremmo correggere quello che è il nostro pensare nei confronti del significato di questa parola, perché in effetti se ci pensiamo bene, se facciamo del nostro meglio, non vi può essere senso di colpa. Noi rispondiamo di fronte a ciò che la vita ci propone in base alle conoscenze del momento, non vi è colpa.
Solo questo volevo aggiungere.

6)       Si parla di autoguarigione, come si spiega un processo di guarigione senza l'aiuto dei farmaci? Equivale a ciò che nel mondo si definisce un miracolo?
Come abbiamo detto prima non è detto che non si debba prendere dei farmaci per aiutare un processo di autoguarigione, perché se ad esempio vivo un mal di testa lancinante da tempo, forse per aiutarmi a comprenderne l'origine, è possibile che io abbia bisogno di sedare un pochino il sintomo.
Un ingrediente fondamentale nella guarigione è la fiducia, sapere che guariremo.
Quante volte abbiamo sentito casi di persone che sembravano spacciate e alla fine si sono riprese e sono guarite da mali anche gravi? Questa non è nient’altro che la voglia di vivere e la determinazione che la salute avvenga, questo è il vero miracolo! Non si può guarire se non si vuole! ( qua mi viene in mente quando Gesù disse: alzati e cammina Lazzaro!). Inerente a questo argomento vi consiglio di leggere il libro di Claudia Rainville, “Il segreto per Guarire”, edizione Sperling & Kupfer.

7)       La Metamedicina si può applicare a tutti? Funziona con i più piccoli come neonati e bambini?
Per quello che ho potuto osservare e sperimentare fino ad ora ti posso dire di si. Certo è che si usa una metodologia d'approccio magari un po' diversa. Abbiamo detto che la Metamedicina può lavorare solo con chi ha intenzione di guarire e di andare nel profondo di sé. I bambini sono molto più sensibili di noi e riescono a fare dei collegamenti in modo meraviglioso. Sta a noi genitori saperli aiutare entrando in comunicazione con loro senza troppe aspettative, e comunicando in un modo non troppo diretto per non trovare chiusura. Forse si tratta di collegarsi al proprio bambino interiore, farlo venire fuori e farlo comunicare con il bambino in questione. La mamma è sicuramente il miglior alleato dell'operatore. Se il bambino è piccolo, le domande non verranno fatte a lui, ma bensì alla mamma che indagherà sulla storia del piccolo entrando in comunicazione con lui, usando il suo istinto e cercando di tirare fuori la causa, beh posso assicurare che si possono ottenere meraviglosi risultati. Ultimamente ho lavorato con una mamma che ha lavorato col suo piccolo a sua volta su un problema di linguaggio che si è risolto in poco tempo! E' importante comprendere che non è tanto l'esperienza che si vive, ma come la si vive, è là che bisogna andare a ricercare e a lavorare. Se sappiamo che nostro figlio ha vissuto un disagio, se abbiamo individuato il motivo per il quale presenta un determinato sintomo, allora sarà importante comprendere come l'havissuto....come si è sentito e aiutarlo a liberarsi e a trasformare.

8)       La Metamedicina come spiega tutte le patologie dette genetiche, ereditarie o anche malformazioni, che una persona si ritrova a dover affrontare già dalla nascita?
La Metamedicina sostiene che non esistano le malattie genetiche ma piuttosto un'ereditarietà “Karmica” che si trasmette nelle varie generazioni. Ad esempio se io sono permalosa, è possibile che lo diventi anche mio figlio!
In questo discorso ci riallacciamo al fatto che la Metamedicina si basa sul fatto che innanzi tutto siamo un corpo spirituale con le nostre lezioni da apprendere attraverso anche a dei passaggi che Claudia chiama obbligatori che ci permetteranno di evolvere. Questo risponde al fatto che delle persone nascono già con delle disabilità.

9)       La Metamedicina funziona sempre? Può non aver successo? Cosa significa quando una persona non riesce a guarire dal suo male?
La Metamedicina è un approccio terapeutico, non è una verità! Bisogna prenderla come strumento, non soluzione. La soluzione c'è se è dentro di noi. La Metamedicina funziona quando noi decidiamo di usarla perchè sentiamo che è il tipo di approccio affine a noi, quello che stavamo cercando per guarire e risvegliarci. Per quanto riguarda quando una persona non riesce a guarire dal suo male è una bella domanda. Quello che sento io è che alle volte non si è pronti a fare un salto quantico, e allora ci si trascina il problema fino a quando questo non ci consuma, ma penso anche che alle volte non si guarisca perchè l’anima è chiamata a fare altro.

10)   Come ultima domanda pensando alla tua di esperienza, come ti sei avvicinata alla Metamedicina? Cosa consiglia a chi leggerà questa pagina?
Tenevo da anni il libro di Claudia Rainville, “Ogni sintomo è un messaggio” sul comodino, e lo consultavo ogni volta che ne avevo bisogno. Per diverso tempo, come abbiam detto prima, Ha funzionato! Ad un certo punto, sviluppai per la seconda volta un eczema alle mani che pur leggendo e rileggendo il libro, non riuscivo a coglierne il significato.
 Così decisi di conoscere Claudia direttamente. La vidi, per la prima volta ad una conferenza, e da lì non smisi più di seguirla. La raggiungevo ovunque andava! Avevo bisogno di imparare, di comprendere, di sapere e di applicare nella mia vita quello che è il suo meraviglioso insegnamento.
Al mio primo seminario, l'eczema sparì dopo tre giorni, era un anno che era lì! In quel seminario non lavorai sulla causa di quel sintomo, ma in seguito compresi perché se ne era andato. Avevo compreso la chiave che c'era sul libro e che da tempo leggevo ma non comprendevo! Alle volte le ferite sono così profonde che abbiamo proprio bisogno di essere aiutati. Consigli? Claudia dice che i consigli non richiesti non sono mai buoni. Più che darvi un consiglio, vi auguro un bellissimo risveglio!

Grazie Alice!!
Riferimenti:
telefono: (+39) 349 7418673

Nessun commento:

Posta un commento