PNEI

In questa intervista vi presento la PNEI o PsicoNeuroEndocrinoImmunologia grazie alla dottoressa Gabriella Fugazzotto la quale ha risposto alle mie domande fornendo un ampio panorama da cui poter vedere come i molteplici aspetti della salute fisica dell’uomo si collegano a quelli psicologici. 
Vi auguro buona lettura, che possa essere per voi luminosa e illuminante.

1) PNEI: è una scienza che studia le connessioni  tra emozioni, psiche e sistema nervoso, endocrino e immunitario. Questo significa che gli stati d'animo, le emozioni ed i pensieri influenzano lo stato di salute?
Assolutamente si. La connessione esistente tra la psiche ed il soma è ormai ben documentata nel mondo scientifico. Si può parlare di malattie psico-somatiche ma anche di malattie somato-psichiche: in realtà infatti esiste una connessione fluida e continua tra il mondo fisico e quello psichico, entrambi si influenzano  e dialogano costantemente, attraverso segnali molecolari fatti di neurotrasmettitori, citochine, ormoni, ma anche e, sopratutto, biofotoni.

2) A differenza delle tecniche mediche di altre zone del mondo come l’ayurveda o la medicina tradizionale cinese, che sono ad approccio olistico fondato sulla connessione tra corpo e mente, la medicina occidentale ha iniziato ad indagare tale relazione a partire dagli anni ’30, in seguito agli studi di H. Selye sullo stress. Con la PNEI si può dire quindi che anche in occidente “l’uomo è Uno, indivisibile e che il corpo è un luogo dove il pensiero è diffuso e permea il Tutto”?
La scienza moderna occidentale si è per anni basata sulle teorie del riduzionismo, dove ogni soggetto è biologicamente passivo ed un'entità separata che funziona secondo le leggi della biochimica classica; viceversa oggi la medicina si sta sempre più aprendo all'olismo scientifico: il soggetto, in questa prospettiva, partecipa alla realtà, influenzandola e fa parte del tutto. Le recenti scoperte di fisica quantistica, con gli studi del Prof. Del Giudice, Pagliaro e molti altri illustri medici e fisici, ci insegnano che i segnali elettromagnetici rappresentano il 90% o più della comunicazione cellulare e che solo un 10% o meno dipende da segnali biochimici, che agiscono con una velocità di gran lunga inferiore...

3) Come spiega la PNEI il ruolo dello stress nello sviluppo delle patologie autoimmuni?
La patologie autoimmuni sono l'espressione di una estrema anarchia del sistema immunitario. Lo stress cronico, con l'iperattivazione dei sistemi dello stress associati (aumento cronico nel sangue di cortisolo, adrenalina, noradrenalina, ormone antidiuretico, prolattina), conduce nel tempo ad un indebolimento del sistema immunitario, che si potrà manifestare con infezioni recidivanti, stanchezza, cancro, allergie, malattie autoimmuni; la diversa risposta dipenderà dal terreno della persona e alle noxe patogene a cui andrà incontro durante la sua vita.

4) Quali metodi diagnostici e quali terapie utilizza la PNEI?
In pratica che cosa fa il terapeuta che si occupa di PNEI per risolvere il problema che gli ha sottoposto il paziente?
La PNEI è una branca della medicina a tutti gli effetti e, come tale, si avvale di tutti gli strumenti della diagnostica esistenti in medicina accademica: la diagnosi “allopatica” è sempre il punto di partenza di ogni terapia medica. Ci sono poi degli esami specialistici che permettono di comprendere l'assetto endocrino ed immunitario della persona che, però, vanno affiancati da un'approfondito esame clinico; come abbiamo visto, infatti, la biochimica rappresenta meno del 10% del funzionamento del nostro organismo e molto spesso gli esami del sangue classici possono essere completamente silenti. Io affianco la semeiotica classica con l'analisi della persona in chiave costituzionale, secondo la medicina omeopatica, il costituzionalismo di Nicolas Pende, grande medico endocrinologo dei primi del novecento e le più recenti indagini in campo PNEI sul biotipo umano. Credo che ogni medico debba esser dotato prima di tutto di una grande sensibilità e della capacità di ascolto empatico della persona, capacità di decifrare ogni sua parola, il modo in cui si descrive, in cui descrive i suoi sintomi. E questo proprio perché l'uomo va visto nella sua interezza fatta di psiche, soma ed emozioni.
Le terapie in chiave PNEI possono essere diverse a seconda delle competenze del terapeuta. PNEI è in fondo il “paradigma” di lettura della persona e delle patologie, per cui la capacità di curare in ottica PNEI consiste nella capacità di rimettere in equilibrio il dialogo tra tutti i sistemi, psichico, neurologico, endocrino, immunitario. Quello che però accomuna tutte le terapie in chiave PNEI è la necessità di spegnere i sistemi dello stress iperattivi, poiché è da questa iperattivazione che nasce l'infiammazione cronica, madre delle patologie cronico-degenerative. Personalmente, il mio percorso di studi mi permette di avvalermi della “medicina dei bassi dosaggi” o “low-dose medicine”. Essa ribilancia il dialogo PNEI tramite l'utilizzo di neurotrasmettitori, citochine e ormoni in dosaggio “fisiologico” ossia quello in cui tali sostanze circolano nel sangue. Il messaggio di regolazione nasce dai bassi dosaggi, proprio come la fisica quantistica con le sue ricerche pionieristiche sta portando alla luce con tanto di studi scientifici. Essa ha dimostrato come i dosaggi ponderali, soprattutto se utilizzati per lunghi periodi, conducano ad un blocco della funzione dei recettori cellulari. Viceversa, i bassi dosaggi sono quelli che, grazie ad un'informazione prevalentemente biocibernetica, possono favorire il ripristino della funzione delle cellule e quindi la guarigione.

5) Cosa si può curare con la PNEI?
La maggiorparte delle patologie cronico-degenerative possono trarre beneficio da una cura PNEI, dall'obesità, al diabete, alle malattie endocrinologiche, ginecologiche, immunitarie.

6) Qual è il rapporto tra alimentazione e stato di salute? Grazie alla PNEI si può riconoscere un ruolo primario dello stile di vita e delle abitudini alimentari come causa dell’insorgenza di una patologia?
Certamente, la nutrizione è uno dei pilastri del benessere. Gli altri sono la cura ed il potenziamento psichico, l'attività fisica e l'ambiente in cui si vive. Il cibo può nutrire a tutti i livelli: fisico, psichico, emozionale. Esso può influenzare in senso positivo o negativo la nostra salute e questo dipende chiaramente prima di tutto dalla benzina che utilizziamo: alimenti densi di nutrienti, ricchi di vitamine, sali minerali, proteine di buona qualità, grassi buoni, fibre, aiutano la quotidiana pulizia delle nostre cellule ed il loro lavoro metabolico ed enzimatico. É importante non solo mangiare alimenti sani ma anche nutrirsi con consapevolezza, è ben noto come gli stati d'animo durante il pasto possono influenzare la capacità del cibo di farci bene o male. Per cui anche un buon dolce, consumato con gioia e consapevolezza, potrà rappresentare un nutrimento per il corpo e per lo spirito. L'atteggiamento mentale con cui ci avviciniamo al cibo è quindi vitale. Anche le pratiche di consapevolezza come la mindfulness e la meditazione, ci insegnano a vivere il pasto come un momento di speciale presenza a noi stessi.
La PNEI riconosce un ruolo importantissimo non solo ai nostri pensieri ed al nostro vissuto interiore nella genesi di una patologia, ma anche all'ambiente esterno ed allo stile di vita: oggi l'epigenetica, quello che sta”sopra la genetica”, è al centro del mirino di tutti gli scienziati. L'ambiente influenza l'attività dei nostri geni e la loro espressione. Possiamo accendere o spegnere i nostri geni a seconda dei nostri pensieri, del cibo che mangiamo, dell'aria che respiriamo, delle tossine ambientali con cui veniamo a contatto.
Grande attenzione è puntata sugli interferenti endocrini (Endocrine Disrupting Compounds, EDC), sostanze tossiche ambientali che possono ritrovarsi nella maggiorparte dei prodotti di largo consumo, dagli alimenti, agli smalti, alle vernici, i prodotti cosmetici, le plastiche e molto altro ancora. Queste sostanze possono interferire con i nostri ormoni e quindi con l''intero asse PNEI. Conoscerli e riuscire ad evitare almeno i più pericolosi, attraverso uno stile di vita più salubre e affiancando terapie di depurazione, è oggi fondamentale per mantenere l'equilibrio del network PNEI.

7) L’uomo, ad esempio come gli Yogi, gli atleti o le partorienti, attraverso tecniche e pratiche in cui attenzione e consapevolezza sono l’obiettivo primo, riesce a modificare la soglia di percezione del dolore. Il respiro in questo caso è di fondamentale importanza. Come può la PNEI spiegare questo fenomeno in cui le aree cerebrali deputate alla percezione del dolore vengono “sopite”?
Le pratiche di meditazione e rilassamento profondo agiscono sul riequilibrio nervoso: si parla di aumento della “coerenza cerebrale” uno stato caratterizzato da una grande sincronizzazione dei due emisferi cerebrali, dello yin e dello yang, del sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Il disequilibrio degli assi PNEI è spesso caratterizzato da un eccesso di tono simpatico, con sintomi come tachicardia, ansia, nervosismo, ridotta soglia del dolore. Le tecniche di gestione dello stress e le pratiche meditative possono modificare la soglia del dolore, grazie al rilascio di sostanze antidolorifiche da parte del cervello, chiamate endorfine. Illustri neurologi hanno studiato ed analizzato gli effetti della meditazione sia sugli yogi che su soggetti normali dopo brevi pratiche di meditazione ed hanno visto sostanziali modifiche di molti altri neurotrasmettitori ed ormoni che sono correlati alla riduzione dello stress e all'aumento della coerenza cerebrale.

8) Quanto può aiutare la meditazione nella via del benessere psicofisico o nella guarigione da una patologia per ristabilire l’equilibrio energetico della persona?
Per quello che dicevo sopra, moltissimo. Può aiutare a ritrovare la propria centratura, ad ascoltare il proprio corpo ed i segnali che ti invia. Migliora la concentrazione e la memoria, abbassando i livelli di stress; uno dei bersagli dello stress cronico è infatti l'ippocampo, importante sede della memoria. Hai mai fatto caso che quando sei stanco e stressato non ti ricordi più le cose??
Per quanto riguarda l'energia che, come dicevamo, governa un buon 90% del funzionamento delle nostre cellule, sia la meditazione, come lo yoga ed altre tecniche olistiche di lavoro sul corpo, possono condurci ad un maggiore livello energetico. Quando il livello di energia organica è basso ci sentiamo stanchi, senza forze, il nostro sistema immunitario è debole e non può svolgere il suo lavoro.  I nostri pensieri possono incrementare o abbassare il livello energetico: quello che ci diciamo, come ce lo diciamo, in pratica “come te la canti” può influire moltissimo anche nel percorso di guarigione.

9) Quanta importanza hanno la paura e la percezione soggettiva di una situazione come pericolosa nell’attivazione del sistema nervoso ed endocrino? Quanto può condizionare lo stato di salute quindi uno stile di vita condotto seguendo questa emozione?
La paura è un'emozione che potremmo definire contraria all'amore. Si prova paura nella misura in cui non si riesce a lasciarsi andare all'amore, in tutte le sue forme. Dalla paura nasce il blocco dell'azione e dall'azione bloccata nasce lo stress. Quando non ci sentiamo liberi di esprimerci, di parlare, di cantare, di amare, di fare quello che ci piace di più, diventiamo come delle “pentole a pressione” . L'amigdala è un organello che si trova al centro del cervello, che fa parte del lobo limbico, in cui ha sede la memorizzazione degli eventi negativi, dell'ansia e della paura. Il problema è che quando abbiamo vissuto dei traumi, delle esperienze negative associate alla paura, tendiamo in modo automatico a guidare ogni nostra azione futura sulla base di quelle esperienze. Alcune tecniche di gestione dello stress, semplici e pratiche e l'utilizzo di fiori di Bach mirati possono aiutare ad elaborare e superare le esperienze negative che si comportano da “stressori cognitivi”, cioè mantengono costantemente attivi, anche solo a livello subconscio, i nostri sistemi dello stress e quindi l'infiammazione cronica.

10) La mente è un mezzo potentissimo a nostra disposizione. Come ci può aiutare la PNEI a spiegare l’effetto placebo e nocebo?
Potremmo definire l'effetto placebo come “un'attivazione non farmacologica del network PNEI”: l'effetto placebo non è la pallina di zucchero data al posto del farmaco...l'effetto placebo è una vera e propria medicina senza farmaci, in quanto se io credo che quella terapia può funzionare, di sicuro funzionerà, viceversa, se io non credo che la terapia potrà aiutarmi, gli effetti terapeutici di sicuro non saranno quelli attesi.

11) Possiamo quindi definire le emozioni e pensieri negativi come distruttivi e quelli positivi come curativi poiché la mente crea tutto ciò verso cui dirige l’attenzione?
Senza alcuna ombra di dubbio i nostri pensieri possono modificare la realtà osservata. Quando pensiamo positivo, quando ascoltiamo una musica che ci piace, mangiamo bene, pratichiamo attività fisica, ci facciamo fare un bel massaggio, facciamo un bel bagno caldo, quando amiamo...sono tutti atteggiamenti e comportamenti che liberano dopamina ed endorfine nell'organismo, le sostanze del piacere e del benessere.

12) Epigenetica e Bruce Lipton: nella direzione in cui vanno le nostre credenze va il nostro stato di salute. La PNEI può fornire una spiegazione alla “Biologia delle credenze”?
Noi siamo i nostri sistemi di credenze e creiamo la nostra realtà con i nostri sistemi di credenze. Essi agiscono con meccanismi epigenetici nella manifestazione della nostra salute nella regolazione del network Psico Neuro Endocrino Immunitario. Dobbiamo imparare a modificare le nostre “credenze” in senso favorevole al nostro benessere, imparare a mettere noi stessi e l'amore per noi stessi sempre al centro. E questo è un argomento che affronto molto spesso con i miei pazienti.

13) PNEI e medicina quantistica: sono le nuove medicine del futuro?
Sono convinta che nell'arco di pochi anni la medicina quantistica sarà il nuovo paradigma della scienza, tutto ormai si muove in questa direzione e la medicina riduzionistica non potrà che accettarlo e lasciare spazio alla scienza dei quanti.

14) Quale lampadina ci puoi lasciare grazie alla tua esperienza?
Prova a mettere silenzio nella tua mente, a calmarla e ad ascoltarti. Impara ad amare il tuo corpo, ad accettarti e seguire la tua intuizione. E' l'esperienza che ci cambia, è il volersi mettere in gioco che ci permette di migliorarci e di espandere la nostra consapevolezza e quindi il nostro benessere.

Grazie Gabriella!
Ecco a voi i contatti e i riferimenti per poter contattare e approfondire il discorso:
Gabriella Fugazzotto

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