Il potere della musica

In questa pagina vi parlo della musica e del suo potere grazie a Ciro Perrino, che attraverso il pianoforte riesce a parlare la lingua dell'Amore e dell'Universo.
Il nostro corpo e la nostra mente si accendono quando la musica si muove attraverso la magia del suono, delle frequenze delle note, del movimento di chi la porta alle nostre orecchie. Vi auguro una buona lettura a cuore aperto.

1) MUSIC VISION PATH (MVP): un’esperienza sensoriale olistica. Dove ci può condurre questo meraviglioso viaggio?
L’inglese è una lingua meravigliosa, con tre parole descrive un concetto profondo: il MVP è il sentiero della musica visuale, cioè il percorso delle visioni che può scatenare la musica.
Possiamo ricondurre la figura del musicista e riaccoppiarla a quella che era nelle società primitive dove il musicista era anche lo sciamano e il medico (dello spirito).
Lavorando su quello che è l’assunto della mia musica (dato anche dal feedback delle persone che mi ascoltano) che ha una sorta di potere curativo, di guarigione e di benessere, il discorso del MVP è proprio questo: ogni persona mi raccontava che ascoltando la mia musica si faceva “un suo film”, si scatenavano delle visioni.
Forte di questo e sulla base di esperimenti attuati nel passato, ad esempio ritornando a Far East il mio secondo album, ma il primo del mio nuovo percorso, avevo fatto sentire lo stesso brano a diverse persone chiedendo ad ognuno di descrivermi quale era la visione più evidente che avevano ricavato dall’ascolto.
Mi ricordo un episodio in cui una persona disse, ascoltando il brano “El Mundo Perdido”, che  vedeva le vette più alte della catena dell’Himalaya, le cime innevate, sentiva quasi l’aria fresca e rarefatta. Un’altra persona invece mi disse che vedeva la Fossa delle Marianne, il punto più basso dell’oceano conosciuto. Come in alto così in basso mi verrebbe da dire.
Ho pensato a cosa avesse scatenato in me la visione di questo brano che era il volo di un’aquila sopra una foresta impenetrabile: avevo immaginato quest’aquila che volava sopra una distesa enorme ed era quindi una visione a metà tra le due descritte prima.
Ognuno quindi, quando ascolta la mia musica, gli si scatenano dei micro o macro film o visioni, ognuno vede quello che gli detta la propria sensibilità, cultura, vissuto, qualunque cosa.
Il MVP è questo. Vorrei farlo diventare un percorso di guarigione.
Quindi questo viaggio è IL viaggio personale di ognuno.
La musica, mio desiderio strettamente personale, non è qualcosa che deve indurre nelle persone qualcosa di preciso, andando controcorrente rispetto le meditazioni guidate, le quali impongono una visione. Qui sei totalmente libero, e non è adatto a tutti perché per qualcuno è necessario l’esser guidato. Il raggiungimento della totale libertà è che tu ascolti e lasci che sia. Questo è un percorso di libertà. La guarigione non è qualcosa che ci deve essere mostrato, se noi abbiamo la capacità di autoguarirci, attraverso la musica questo sarebbe semplice attraverso uno stato di consapevolezza maggiore.

2) Musica classica/strumentale e natura, cos’hanno in comune?
Qua possiamo scomodare un grande personaggio, che è stato uno dei miei maestri: Lucio Antonio Vivaldi. Quando iniziai a pensare di passare dal rock allo scrivere cose solo per me, mi colpì questa frase che diceva: “ la musica nasce ad imitazione della natura”.
Questa è una chiave di volta, poiché l’uomo cerca di imitare la natura quando non cerca di distruggerla. Seguendo le buone intenzioni cerca di imitarla.
Con la musica hai l’opportunità di avvicinarti per lo meno, e parlando di Vivaldi a me aveva colpito “Le 4 stagioni”, che erano accompagnate da degli epigrammi e per ognuna c’è la descrizione dei vari momenti come quella dello scoppiettare del legno nel camino, del vento, della pioggia. E ti accorgi che la musica può farti avvicinare a delle sensazioni che hai in assenza della musica, quindi è una sorta di MVP anche questo, anche se è indotto e guidato dalla descrizione.
Nella musica classica che si è dedicata a descrivere delle situazioni in natura, oltre a Vivaldi e ai suoi componimenti, c’è anche Glazunov che ha composto “Le Stagioni”, se non erro anche Tchaikovsky con i “Balletti”.
Tante opere hanno a tema la descrizione della natura.
Sono delle visioni ben chiare, come ad esempio Mussorgsky, che ha scritto i “Quadri di un’esposizione”, colpito dalle opere pittoriche di Viktor Aleksandrovič Hartmann unendo arte e natura.
C’è un’attinenza molto forte e profonda tra la musica, il suo potere descrittivo e la capacità di chi la scrive di ispirarsi e ispirare. La musica classica è piena di questo.
La musica strumentale non descrivendo nulla può descrivere qualunque cosa.
Per esempio l’Opera Lirica nella classicità ha dei testi che sono qualcosa di imposto, segui la storia e non puoi eluderla, apprezzo la parte musicale cantata ma emotivamente non mi cattura, non puoi sentire qualcos’altro.
A me personalmente non piace, non mi prende, forse perché non ci sento la libertà.

3) Può la musica permetterci di accedere allo spazio più sacro custodito dentro di noi?
Si. La risposta si ricollega alle domande precedenti. Con la musica arrivi veramente nel profondo e riparlando del tanto in alto quanto in basso, profondo non è detto che sia in basso. C’è un’altra frase che mi piacerebbe citare, che molti attribuiscono a Torquato Tasso e altri a Platone o autori più antichi, che dice “la musica è una delle vie attraverso le quali l’anima ritorna al cielo”. Trovo che sia bellissima perché comunque può anche essere al contrario, anziché andare al cielo puoi andare nel tuo profondo.
4) Potere curativo dell’Amore e della Musica: pura energia e “magia”. Cosa ne pensi?
La magia potrebbe avere a che fare con il fatto che, siccome la musica esiste già il compito del musicista è di mettere insieme ciò che arriva di apparentemente incomprensibile e caotico, e svilupparlo in un linguaggio che diventa poi comprensibile per chi ascolta.
Ci sono dei distinguo da fare: io sono nato in questa incarnazione in Europa, ho una cultura europea, mi arriva quella musica e scrivo queste cose secondo i canoni che mi sono stati insegnati e secondo la musica che ho sempre ascoltato.
Quel blocco di energia se arriva ad uno sciamano siberiano la trasforma in un altro modo. Questa musica arriva a qualcun altro e lui la trasforma in un altro modo ancora.
Non è che viene trasformata nello stesso modo da tutti, ma a seconda della propria cultura, sensibilità ecc. e ritengo che questa sia la vera magia.
Prima non c’era questa cosa e tu puoi trasformarla solo in quel dato momento, perché quando arriva non è che ti avverte, arriva. Non è che puoi dire “adesso faccio così o colà”, è come se tu la subissi, le dita vanno dove devono andare e non le puoi comandare.
Poi lasci riposare ciò che hai creato e ti accorgi che prende una sua vita. A volte la vedi come un neonato e la coccoli, la risuoni, la trasformi a volte arriva già completa.
Questo è il versante della magia, quella membrana che c’è tra il mondo da dove arriva e il mondo dove è arrivata.
Dura un attimo, poi sei tu che devi fare il lavoro, come un artigiano.
Ci sono pezzi che ho fermi da molti anni, probabilmente non è ancora il loro momento, magari sarà il momento più avanti, quando trovo il modo di renderli comprensibili soprattutto a me, sono io che li devo capire e sicuramente sarà quella la parte della guarigione.
5) Osservazione e Ascolto: partendo dai suoni incantevoli della natura per arrivare ai nostri pensieri e stati d’animo. È la via che ci porta ad uno stato di pace interiore?
Dall’ascolto e dal raggiungimento di una sorta di pace interiore possiamo consentire al canale di aprirsi e fare arrivare qua ciò che deve arrivare,
La musica ha un senso, come veicolo di guarigione, e ha un compito, c’è anche un che di predestinato, ha a che fare con la creazione di un qualcosa che esisteva già, come le anime che arrivano qua sul pianeta.
L’osservazione è uno stadio successivo all’aver meditato, all’essersi predisposti a ricevere questa cosa che è arrivata.
Il processo dopo non sai come va a innescarsi.
Tornando al discorso della magia, ogni volta questa cosa mi fa pensare appunto alla magia.
La musica se non la suoni non c’è, per manifestarsi ogni volta ha bisogno di un atto e questo è il suonare. Possiamo dire che sia come l’atto d’amore, come per il concepimento di un bambino: l’amore lo puoi provare ma se non lo “pratichi” la parte fenomenica non accade, rimane prettamente l’amore.
Mi piace la figura del silenzio come custode della musica, la protegge finchè un essere umano o la natura non vanno a richiamarla. Però poi una volta esaurita la cosa, la musica torna nel grembo del silenzio. Esso però è anche musica: è il suo custode, la mantiene, la protegge e ammette che venga richiamata solo se c’è un atto d’amore.

6) Quanto e come la musica può influire sulla meditazione?
È una scelta individuale secondo me, e per quanto mi riguarda, quando medito lo faccio possibilmente in totale silenzio, non riesco ad ascoltare della musica e allo stesso tempo meditare. Non esiste un canone che dice che “la meditazione si fa così”.
Io so che la musica è capace di scatenare degli stati di coscienza diversi, lo vedo ad esempio con Reiki, il quale si pratica con della musica di sottofondo.
Quando ricevo un trattamento di Reiki amo sentire la musica che mi viene proposta.
So che molti usano la mia musica per fare trattamenti Reiki, io non le userei mai per un mio trattamento, forse perché ne sono troppo coinvolto. Viceversa ci sono degli autori che ho sentito, usati in diversi contesti di trattamenti Reiki che trovo siano straordinari.
Un trattamento Reiki è una forma di meditazione anch’esso.
La meditazione intesa come mettersi in una certa posizione, in un certo modo e in un certo stato di ascolto, penso che sia conseguenza di una scelta. C’è chi vuole ascoltare la musica mentre medita e c’è chi ha bisogno di una guida (tornando al discorso della meditazione guidata) perché ha bisogno di qualcuno che lo accompagni a seconda del punto di dove si trova del  percorso, magari non te la senti di farlo da solo, non riesci ancora a meditare in solitudine ad esempio. Oppure si può essere in tanti con qualcuno che suona un sottofondo musicale dal vivo ad esempio, oppure la meditazione seguita da un tamburo, le possibilità sono tantissime.
7) Parliamo dei concerti in salotto: cosa ti danno questi rispetto ad un concerto “normale”?
Nel concerto in salotto si crea uno stato di intimità condividendo lo stesso ambiente, la vibrazione energetica è vicina e tangibile, si respira assieme nello stesso posto.
Nel concerto classico l’intimità ce l’hai tu sul palco e ce l’hanno le persone in platea, in teatro o in un locale, come una chiesa ad esempio, c’è una partecipazione diversa.
Nel concerto in salotto le persone sono tutte vicine, quando il concerto è finito esse restano lì avendo modo di condividere e aprirsi gli uni con gli altri, mentre in un concerto classico quando è finito le persone vanno via e tu rimani lì, raccogli le tue cose e te ne vai, non sapendo cosa è avvenuto.
Nel concerto classico viene privilegiata solo la musica, c’è chi suona e chi ascolta ma non c’è stato uno scambio tangibile, ognuno va a casa con le sue emozioni ed impressioni.
Dopo un concerto in salotto so che mi sono arricchito, della presenza delle persone, delle cose condivise che ci siamo detti e quindi c’è un aver avuto qualcosa in più rispetto al concerto classico, dove ti tieni per te cosa è successo.

8) Quale lampadina ci puoi offrire grazie alla tua esperienza?
Mantenete sempre l’attenzione molto molto alta e apritevi a ciò che arriva, che è ciò che cerco di fare sempre anche io.
Quando arriva questo “qualche cosa” è un’indicazione della direzione che stiamo prendendo, se è giusta o meno, un po’ il discorso di Castaneda e del suo maestro Don Juan: praticare l’attenzione è la cosa più importante, se non sei attento inciampi.

Grazie mille Ciro!
Per chi volesse sapere qualcosa di più o contattare Ciro Perrino ecco i link:


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