Amore e Piacere
"L’organismo fisico ha una sua propria intelligenza, resa
ottusa dall’abitudine al piacere. Le abitudini distruggono la sensibilità
dell’organismo, e la mancanza di sensibilità rende ottusa la mente.
Una mente
di questo genere può essere vigile in una direzione ristretta e limitata, e
tuttavia essere insensibile.
La profondità di questa mente è misurabile; si
lascia irretire dalle immagini e dalle illusioni. La sua superficialità
sostanziale è la sua sola intelligenza.
La meditazione richiede un organismo
leggero e intelligente. L’interrelazione fra la mente meditativa e il suo
organismo è un adattamento costante di sensibilità; la meditazione infatti ha
bisogno di libertà.
La libertà è la sua disciplina. Solo nella libertà può
esservi attenzione.
Essere consapevoli della disattenzione significa essere
attenti.
L’attenzione completa è amore.
Solo l’amore può vedere, e vedere è
fare.
Il desiderio e il piacere sfociano nel dolore; l’amore non conosce il
dolore.
È il pensiero che conosce il dolore, il pensiero che dà continuità al
piacere. Il pensiero nutre il piacere, rafforzandolo.
Il pensiero cerca senza
posa il piacere, e così facendo apre la strada al dolore. La virtù coltivata
dal pensiero è la via del piacere, dove c’è sforzo e conquista. La bontà non
fiorisce sul terreno del pensiero, ma nella libertà dal dolore.
La fine del
dolore è amore."
Jiddu Krishnamurti
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