Lavoro su di se
"Uso il mondo come un esercizio
continuo.
Vedo le reazioni delle persone alle
cose che accadono e ascolto i loro riverberi dentro di me, sento le loro voci
diventare la mia, e le loro guerre diventare qualcosa di personale, che mi
riguarda.
Mi sento spinto a dire, a reagire, a
esprimere un'opinione, a fare, a schierarmi. Lo sento. Ascolto il vento delle
emozioni che mi trascina. Ogni tanto appare qualcuno la fuori che rappresenta
qualcosa di me che non vedevo da tempo, un vecchio nemico, il bisogno di approvazione.
Credevo di esserne fuori ormai.. non ne ero già fuori? Si?? Pensavi di aver
finito di lavorare? Pensavi di essere arrivato chissà dove? Ma non lo sai che
la sfocatura ha milioni di strati? Non lo hai ancora capito che ogni strato
della sfocatura è uno strato di auto-inganno e che ogni volta penserai di
avercela fatta e di esserne uscito? Già... ogni volta che ti sembra di essere
arrivato in cima appare qualcuno che ti da un calcio e ti butta giù, e questo è
quello che fa la sfocatura. E' l'allenatore. E' il caporale esigente. E ogni
volta si rilascia, si trasforma e si risale.
…
Non è semplice voler essere pace
quando sembra che qualcuno ti stia attaccando, e pensi di aver ragione, e di
dover dire, fare qualcosa, nel pieno della coesione coi tuoi stati alterati. Ma
uso anche questo come esercizio, quando riesco a ricordarmi di me. Vedo la mia
voglia di avere ragione, la mia voglia di dimostrare che io sono superiore agli
altri. Vedo quella posizione nella quale io ho scoperto una verità, io sto
avanti e gli altri stanno indietro. Vedo me su un trono che giudico tutti gli
altri, che stanno sbagliando! E ascolto tutte le emozioni e i pensieri che
questo mi provoca. Rimango fermo. Un campo di attenzione focalizzata, perpetua,
progressiva, amplificata. Ad un tratto avviene lo spostamento. Non sono più
quello che recita quella pantomima, ma sono qualcos'altro, una vastità dietro i
fenomeni, gentile e accogliente. Sono quella pienezza. Sono quell'assenza di
mete. Sono il senza scopo. Sono la totale inutilità di ogni comprensione
intellettuale e la caduta di ogni opinione personale. Sono pace.
Dura qualche ora, quella pace così
profonda, e poi qualcuno dice qualcosa là fuori e sento di nuovo nascere la
perturbazione della rabbia, dell'identificazione, del voler avere ragione. La
realtà non la smette mai di provocarti, ecco perchè non si finisce mai di
lavorare."
Andrea Panatta
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