Desideri, amore e libertà
“Ero più giovane, allora, e mi accadde di conoscere un uomo che aveva
settantacinque anni. Portava i capelli lunghi e una barba bianca. Era un vero
sannyasi.
Un giorno, dopo aver ascoltato alcuni miei discorsi, venne a trovarmi
e mi disse: «Ho lasciato la mia casa cinquant’anni fa. Facevo il giudice. Mi
occupavo di processi a ladri, assassini, criminali, affaristi imbroglioni. Una
mattina mi resi conto di che cosa stavo facendo, e mi domandai: «Ma che cosa
sto facendo? Io non so che cos’è la verità. Allora come posso mettermi a
giudicare gli altri?». Così riunii la mia famiglia e dissi: «Smetto di
lavorare. Vi lascio tutto il denaro che ho e tutto quello che posseggo. Mi ritiro
a meditare in solitudine in qualche angolo sperduto della terra: voglio
scoprire che cos’è la verità. Passarono molti anni. Poi un giorno», continuò
a raccontarmi «venni ad ascoltare lei e mi resi conto che non avevo fatto altro
che autoipnotizzarmi». Essere capace di dire, a settantacinque anni, che si era
autoingannato per cinquant’anni.
Capite che cosa significa? Così parlammo...
Ora stiamo dicendo le stesse cose: è necessario mettere da parte desideri,
volontà, ideali, illusioni, immagini.
La libertà della mente deve essere
totale. Allora affiora l’amore che è imperituro, incorruttibile. L’amore non è
attaccamento, capite?”
Jiddu
Krishnamurti
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