Preoccuparsi
Analizziamo la parola pre-occuparsi,
occuparsi prima di qualcosa. Sui vocabolari possiamo vedere che la parola
indica il trovarsi in uno stato di inquietudine, di apprensione, di ansia per qualcosa
o qualcuno.
Ora la domanda che mi
pongo è: serve pre-occuparsi? In quale stato d’animo mi trovo quando mi
pre-occupo? Dov’è la mia mente quando mi pre-occupo? Nel presente? Non credo.
La mente è proiettata
su un futuro non ancora realizzato, su accadimenti che potrebbero avvenire come
no. Ma portiamo attenzione ai pensieri che ci portano alla pre-occupazione:
sono pensieri felici?
A volte, solo a volte,
può essere funzionale per l’organizzazione di un progetto, di un evento futuro,
in modo da non trovarci impreparati. Ma quando diventa uno stile di vita?
Quando inizia a far parte del nostro modo di essere?
I pensieri carichi di
preoccupazione sono pieni di ansia e paura. Questo limita il nostro processo
creativo, limita le soluzioni che possiamo trovare per un problema.
La mente preoccupata
pensa a ciò che potrebbe andare storto, pensa a ciò che di più brutto potrebbe
accadere. La mente preoccupata è attiva, è viva, e noi nel frattempo
disperdiamo energia dietro a tutto ciò.
Possiamo evitare le
pre-occupazioni? Si.
Serve un atto di
volontà, serve auto osservarci per riconoscere le dinamiche interiori.
Se abbiamo un
problema, pre-occuparsi non serve a nulla se non a peggiorare la situazione.
Questo perché disperdiamo energia nutrendo ciò che ci arreca sofferenza: la
paura, e l’universo che funziona per risonanza cosa ci può portare?
Se esiste un problema
e siamo intenzionati a trovarne soluzione, lasciamo aperte le porte alle
intuizioni, lasciamo che esse arrivino in uno stato di quiete.
Liberiamoci dalle
catene dell’ansia e della paura. Ricordiamoci di noi.
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