Svegliarsi, Morire, Nascere
“"Svegliarsi, morire, nascere, sono tre stadi successivi; e se studiate attentamente i Vangeli,
vedrete che sovente vi sono riferimenti sulla possibilità di 'nascere', ancora
più sovente sulla necessità di 'morire' e più spesso ancora sulla necessità di
'svegliarsi': 'Vegliate, poiché non sapete né il giorno né l'ora...'. Ma queste
tre possibilità, svegliarsi o non dormire, morire, e nascere, non sono messe in
rapporto l'una con l'altra.
Tuttavia,
qui sta tutto il problema. Se un uomo muore senza essersi svegliato, non può
nascere. Se un uomo nasce senza essere morto, può diventare una 'cosa
immortale'.
Così,
il fatto di non essere 'morto' impedisce ad un uomo di 'nascere' e il fatto di
non essersi svegliato gli impedisce di 'morire', e se è nato prima di essere
'morto', questo fatto gli impedisce di 'essere'.
"Abbiamo
già abbastanza parlato della 'nascita'. Nascere sta a significare l'inizio di
una nuova crescita dell'essenza, l'inizio della formazione dell'individualità,
l'inizio dell'apparizione di un 'Io' indivisibile.
"Ma
per essere capaci di giungervi o perlomeno di intraprendere questa via, l'uomo
deve morire; questo vuoi dire che deve liberarsi da una moltitudine di
attaccamenti e identificazioni che lo mantengono nella situazione in cui è.
Nella sua vita egli è attaccato a tutto, attaccato alla sua immaginazione,
attaccato alla sua stupidità, attaccato persino alle sue sofferenze, forse più
alle sue sofferenze che ad ogni altra cosa. Egli deve liberarsi da questo
attaccamento. L'attaccamento alle cose, l’identificazione con le cose, tengono
vivi nell'uomo migliaia di 'io' inutili. Questi 'io' devono morire, perché il
grande Io possa
nascere. Ma come si possono far
morire? Essi non lo vogliono.
È qui che la possibilità di svegliarsi viene in
nostro aiuto. Svegliarsi significa realizzare la propria nullità, cioè
realizzare la propria meccanicità, completa e assoluta, e la propria impotenza,
non meno completa, non meno assoluta. E non è sufficiente comprendere
queste cose filosoficamente, a parole. Bisogna rendersene conto attraverso
fatti semplici, chiari, concreti, fatti che ci concernono. Quando un uomo
comincia a conoscersi un po', vede in se stesso delle cose che lo fanno
inorridire. Fintanto che un uomo non si fa orrore, non sa niente di se stesso.”
Tratto da Frammenti di un insegnamento
sconosciuto di P.D. Ouspensky
Nessun commento:
Posta un commento