La Lampadina del Giorno 287 - 13 ottobre 2016

Svegliarsi, Morire, Nascere

“"Svegliarsi, morire, nascere, sono tre stadi successivi; e se studiate attentamente i Vangeli, vedrete che sovente vi sono riferimenti sulla possibilità di 'nascere', ancora più sovente sulla necessità di 'morire' e più spesso ancora sulla necessità di 'svegliarsi': 'Vegliate, poiché non sapete né il giorno né l'ora...'. Ma queste tre possibilità, svegliarsi o non dormire, morire, e nascere, non sono messe in rapporto l'una con l'altra.
Tuttavia, qui sta tutto il problema. Se un uomo muore senza essersi svegliato, non può nascere. Se un uomo nasce senza essere morto, può diventare una 'cosa immortale'.
Così, il fatto di non essere 'morto' impedisce ad un uomo di 'nascere' e il fatto di non essersi svegliato gli impedisce di 'morire', e se è nato prima di essere 'morto', questo fatto gli impedisce di 'essere'.
"Abbiamo già abbastanza parlato della 'nascita'. Nascere sta a significare l'inizio di una nuova crescita dell'essenza, l'inizio della formazione dell'individualità, l'inizio dell'apparizione di un 'Io' indivisibile.
"Ma per essere capaci di giungervi o perlomeno di intraprendere questa via, l'uomo deve morire; questo vuoi dire che deve liberarsi da una moltitudine di attaccamenti e identificazioni che lo mantengono nella situazione in cui è. Nella sua vita egli è attaccato a tutto, attaccato alla sua immaginazione, attaccato alla sua stupidità, attaccato persino alle sue sofferenze, forse più alle sue sofferenze che ad ogni altra cosa. Egli deve liberarsi da questo attaccamento. L'attaccamento alle cose, l’identificazione con le cose, tengono vivi nell'uomo migliaia di 'io' inutili. Questi 'io' devono morire, perché il grande Io possa nascere. Ma come si possono far morire? Essi non lo vogliono. 
È qui che la possibilità di svegliarsi viene in nostro aiuto. Svegliarsi significa realizzare la propria nullità, cioè realizzare la propria meccanicità, completa e assoluta, e la propria impotenza, non meno completa, non meno assoluta. E non è sufficiente comprendere queste cose filosoficamente, a parole. Bisogna rendersene conto attraverso fatti semplici, chiari, concreti, fatti che ci concernono. Quando un uomo comincia a conoscersi un po', vede in se stesso delle cose che lo fanno inorridire. Fintanto che un uomo non si fa orrore, non sa niente di se stesso.”

Tratto da Frammenti di un insegnamento sconosciuto di P.D. Ouspensky

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