L'uomo e la natura

In questa intervista cerco di approfondire il legame tra l’uomo e la natura grazie alla disponibilità di Annaluisa Bussone la quale ha un’azienda agricola nell’entroterra ligure.

  1. “L’uomo non produce nulla. È la natura che crea”. Hasanobu Fukuoka. Dal Giappone con Fukuoka e la coltivazione naturale si arriva in Europa con Emilia Hazelip e l’orto sinergico, il concetto non è più quello di coltivare agendo sulla natura ma osservarla senza intervenire: no pesticidi, no fertilizzanti, no lavorazione del terreno, terreno coperto (pacciamatura). È così che l’uomo può abbandonare il controllo?
La frase: “L’uomo non produce nulla.  E’ la natura che crea.” Mi trova parzialmente in disaccordo, perché l’uomo e la donna insieme creano la vita. Esattamente come la natura.
Attraverso la semina di qualsiasi pianta, la cura del terreno, la scelta appropriata dei fertilizzanti, noi collaboriamo insieme alla natura.  Esattamente come due futuri genitori.
Il controllo è l’insicurezza, caratteristica insita nella natura umana.  Insieme alla natura lasciamo ogni paura e impariamo ad accrescere più sicurezza in noi stessi. L’immagine che rappresenta questo pensiero è “il bambino che impara a camminare…”.

  1. Dedicarsi alla terra in cosa può aiutare l’uomo?
A conoscere se stesso con i nove sensi. L’olfatto, l’udito, la vista, il gusto, il tatto, la termopercezione, il dolore, l’equilibrio e la propriocezione. Liberiamo i nostri pensieri nebulosi e, ci accorgiamo che siamo nel qui e ora. L’altra immagine rappresentativa è “La lavandaia lava i nostri pensieri con acqua e sapone, li stende al sole e, una volta asciutti, le macchie si sono dissolte. Volate via.

  1. La natura ci offre anche le cosiddette piante officinali come possiamo riconoscerle? Ci sono linee guida particolari?
Le piante officinali le possiamo riconoscere attraverso diversi strumenti a nostra disposizione. La strada da percorrere ottimale è frequentare le scuole preposte se intendiamo trasformarla in professione ma, anche una buona e approfondita lettura di libri dedicati è un buon punto di partenza. Se si è interessati alle piante officinali, approfittiamo dei corsi ormai presenti su tutto il nostro territorio. Oppure cominciare a fare qualche passeggiata nei luoghi di appartenenza, approfittare della compagnia dei nostri anziani che, con un po’ di fortuna, tramanderà a voi gli antichi saperi del passato contadino dei nostri territori. Li renderete felici e voi imparerete. Si può anche cominciare da qui.

  1. Le piante officinali, impiegate nelle officine degli “speziali” ci offrono rimedi come olii, unguenti, tisane, ecc. insomma la natura insieme allo spirito e ad una maggior consapevolezza sono una meravigliosa equipe medica?
Assolutamente Sì.  La natura tutta è una grande ed unica “Equipe Medica” a nostra totale ed incondizionata disposizione, soprattutto è “Gratis et amore dei”.

  1. Possono essere utilizzate anche in cucina? Quali altri usi possono avere?
Ma certamente! Le attuali dinamiche lavorative e familiari, ci hanno portato ad utilizzare cibi pronti. Comprendo ma, con un po’ di allenamento possiamo dare una svolta alla nostra alimentazione e, al nostro bilancio familiare, oggi da non sottovalutare. Molte delle piante officinali sono erbe aromatiche e le possiamo coltivare sui nostri terrazzi con il metodo della coltura in verticale, oppure accontentandoci di un semplice davanzale, possiamo riempire le nostre cucine con meravigliosi profumi.  Le officinali sono quello che io definisco “la panacea a tutto tondo”, le possiamo utilizzare per cucinare, per curare, per rilassare, per pregare, per meditare, per intrattenere, per l’economia, per la natura stessa, in quanto prendendosene cura contemporaneamente preserviamo il territorio. Una regola aurea da seguire tassativamente è utilizzare Equilibrio & Buon Senso con la natura.

  1. Seguire la natura ci porta agli astri e al cielo. Ci puoi parlare della biodinamica?
E’ un argomento ambivalente per il modo con cui concepisco l’agricoltura. L’etimologia della parola è interessante.  BIODINAMICA. La parola è composta da: BIO dal greco Bio(s) = Vita e DINAMICA = dal latino Dinàmicus e dal greco Dinamikòs = Forza, Potenza, quindi “Forza e Potenza della vita”. Questa è la mia personalissima interpretazione della parola, mi piace molto. In tale pratica si applicano, attraverso lo studio delle costellazioni, i periodi di semina, potature, concimazione, l’utilizzo di preparati specifici per la concimazione delle piante e dei terreni. Oggi il termine BIODINAMICA è un marchio commerciale detenuto dalla DEMETER INTERNATIONAL, per farla breve una multinazionale presente in ogni Stato che controlla attraverso rigidi standard e determinati protocolli tutto quello che è venduto con la parola “biodinamica”.  In buona sostanza, se per ipotesi scrivessi su un’etichetta di un mio prodotto “da Agricoltura Biodinamica”, sarei immediatamente diffidata dei legali della Demeter International e non potrei vendere alcun prodotto.  Com’è successo ad un monopolio di vini svedese che ha dovuto piegare la testa di fronte a codesto colosso, nonostante una chiarissima sentenza della Commissione di Ricorso dell’UAMI nel giugno 2011, favorevole al Monopolio svedese. Ritengo che ogni nuovo commento sia superfluo.  Comunque utilizzo per le mie coltivazioni il metodo dell’agricoltura eticamente naturale, perché amo la natura come me stessa.

  1. Biodinamica e Rudolf Steiner. Che legame c’è?
Credo che oggi non ci sia più alcun legame, se non quello meramente etimologico della parola. Vorrei brevemente ricordare che il primo su tutti fu Goethe. Fu un grande poeta ma anche un attento e studioso della natura.  Goethe è considerato “l’ultimo genio universale”.  A lui risalgono tutti i concetti e le idee fondamentali che sorreggono quello che oggi noi semplicemente definiamo Agricoltura Biodinamica.  Lui descrisse in una lettera a un amico l”’Urpflanze” ovvero la pianta primordiale.
Ritornando a Rudolf Stainer, filosofo, pedagogista e artista, nato in quello che ora chiamiamo Croazia nel 1861 e mori nel 1925, attraverso i suoi studi fu l’ispiratore dell’Agricoltura Biodinamica e fondatore dell’Antroposofia (una particolare corrente pedagogica) applicata in diversi campi, tra i quali l’Agricoltura.  Io lo definisco il Carl Marx dell’agricoltura.  Le ricerche furono portate avanti da Lily Kolisko, allieva appassionata di Stainer e successivamente da Maria Thun, che nel periodo della seconda guerra mondiale, assieme al marito, cominciarono a coltivare un terreno, forse per necessità o forse no, chissà … certo è, che volevano coltivare secondo la filosofia steineriana e ai quei tempi era piuttosto difficile ma, la Thun non si diede per vinta e cominciò a sperimentare. Da ciò nacque quello che noi oggi definiamo Agricoltura Biodinamica.

  1. Prendere contatto con la natura con tutti i sensi. Cosa si prova quando si abbracciano gli alberi?
Abbracciare gli alberi è un’esperienza importante.  Un caleidoscopio di emozioni, un vortice di sensazioni sublimi e vibranti all’ennesima potenza.  E’ sentirsi unici facendo parte del tutto. Esperienza da provare. 

  1. Quale lampadina ci puoi lasciare grazie alla tua esperienza?Finisco questa splendida chiacchierata con una citazione di Martin Luther King, sintetizzando quello che la natura mi ha insegnato fin da bambina.
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno”.
Ebbene io ho aperto la porta e ho visto la natura che tendeva le sue braccia, ed io sono ancora e sarò sempre abbracciata a Lei.
Un sincero grazie a Marzia per l’opportunità.

Grazie Anna!!
Per chi volesse contattarla può farlo scrivendole all’indirizzo le.erbedidoa@libero.it

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